che ha rosicchiato giro dopo giro, dopo il cambio ai box, quasi venti secondi a Yoluc: il pilota turco ha resistito, respingendo con un’abile manovra l’attacco finale portatogli alla Parabolica. Dopo di loro, al traguardo, due McLaren e due BMW, protagoniste queste ultime di un duello fratricida. La domenica si replica con i 60 minuti di Gara 2. Dopo il giro di lancio l’autore del miglior tempo in prova, Crestani con la Lamborghini Huracan, allunga subito sul gruppo seguito dalle Ferrari 488 guidate Marco Cioci (AF Corse/Kaspersky) e da Andrea Caldarelli (SF Racing). I tre vengono raggiunti dalla McLaren di Come Ledogar (Garage 59) e assieme fanno gara in proprio. Intanto la BMW di Miguel Ramos (Teo Martin) deve ritirarsi per problemi meccanici dopo poche tornate, imitata all’8° giro dalla Aston Martin vincitrice di Gara 1. Verso metà corsa le posizioni sono stabilizzate con il quartetto di testa seguito nell’ordine dalla Mercedes di Thomas Jaeger (Lechner Racing), dalla BMW di Fernando Monje (Teo Martin) e dalla Huracan di Simone Pellegrinelli (Imperiale Racing). Dopo circa 25 minuti dal via, per una decina di minuti, si apre la corsia dei box per il cambio pilota. Il primo a fermarsi è Pellegrinelli in favore di Vito Postiglione; poi la BMW, che da Monje passa a Gustavo Yacaman; quindi Thomas Biagi sale sulla Huracan di Crestani. Infine stop per le due Ferrari. Su quella di Caldarelli sale il cinese Fu Songyang che subito si insabbia a Lesmo; mentre quella di Cioci viene affidata al russo Alex Moiseev che alla fine dei cambi si ritrova al comando seguito dalla McLaren (ex Ledogar) pilotata da Alexander West, terzo Biagi che ha rimpiazzato Crestani sulla Lambo. La seconda parte della corsa si anima con una grande bagarre tra i primi tre a cui presto di aggiunge la BMW di Yacaman in forte rimonta. Il quartetto fa il vuoto. Il colombiano della BMW salta Biagi, mentre West sorpassa Moiseev e prende il largo, vincendo alla media di 184.985 km/h. Il duello per la seconda piazza si fa incandescente tra Biagi che continua a minacciare il colombiano, il quale resiste tenacemente. Ma nell’ultimo giro il pilota BMW commette un piccolo errore di cui approfitta senza esitazione l’italiano della Lambo che taglia il traguardo al secondo posto davanti al colombiano. Quarto Postiglione che nelle ultime battute aveva rimontato su Moissev scivolato così al quinto posto. Prima fila tutta italiana in Gara 1 dell’EuroFormula Open con Damiano Fioravanti (RP Motorsport) e Leonardo Pulcini (Campos Racing), arrivato quest’ultimo a Monza come capoclassifica. Sono loro a contendersi la vittoria, salvo una temporanea prima posizione del britannico Sam Macleod (Fortec Motorsport) che, approfittando di un salto alla prima variante di Fioravanti al primo giro, mantiene il comando per una tornata. Poi i due italiani fanno il vuoto con Pulcini che arriva primo al traguardo alla media di 194.094 km/h. Alle loro spalle bella prestazione di Ferdinand Habsburg, austriaco della Drivex School, che conquista la testa di un nutrito plotoncino e dall’ottava tornata mantiene il terzo posto, primo fra i rookie. Gara 2 mozzafiato che ha tenuto tutti con il fiato sospeso fino all’ultima curva. Parte in pole il russo Nikita Troitskiy (Drivex School) che riesce a mantenere la testa per sette tornate mentre alle sue spalle Habsburg, partito dalla terza fila, si insedia al secondo posto dopo aver sopravanzato il messicano Diego Menchaca (Campos Racing) e Pulcini, che deve difendersi dagli attacchi del britannico Enaam Ahmed (RP Motorsport). Fra l’ottavo e il nono giro Habsburg prende il comando precedendo Pulcini che a sua volta supera, dopo Ahmed, anche Troitskiy. Finale caratterizzato da un entusiasmante duello per la prima posizione fra il pronipote dell’ultimo imperatore austroungarico Carlo I e il pilota italiano. Nel penultimo giro si toccano alla Prima variante saltando sui dissuasori, nell’ultimo giro sorpasso e controsorpasso fra il Curvone e la Seconda variante. Si arriva così alla Parabolica dove Pulcini ha la meglio, conquistando un primo posto (alla media di 193.104 km/h) che consolida ulteriormente il suo primato in classifica generale di campionato. Terzo posto per Troitskiy. Habsburg, ovviamente, è primo anche oggi fra i rookie. Grande entusiasmo ha suscitato la V8 3.5, formula formativa che, nelle sue varie versioni, porta avanti la tradizione World Series che nel corso degli anni ha condotto in Formula 1 uno stuolo di piloti, da Fernando Alonso a Robert Kubica, da Marc Genet a Sebastian Vettel, solo per fare alcuni illustri nomi. E che l’anno prossimo sarà abbinata alle tappe del Campionato Wec. Gara 1 si apre con un guizzo di Pietro Fittipaldi (Fortec Motorsports), nipote del grande Emerson, che soffia il comando all’israeliano Roy Nissany (Lotus) partito dalla pole. Un dritto alla prima variante vanifica però subito le buone intenzioni del brasiliano (concluderà in undicesima posizione, penalizzato anche da un cono finito sotto il suo chassis durante un fuori pista) e Nissany inizia una galoppata vincente che lo porterà pressoché indisturbato, grazie ad una serie di giri veloci, alla vittoria (26 giri alla media di 214.835 km/h). Alle sue spalle due avvincenti duelli. Per le altre posizioni del podio, lo svizzero Louis Deletraz (Fortec Motorsports) ha la meglio sul francese Matthieu Vaxiviere (SMP Racing). Mentre la lotta per il quarto posto vede prevalere il figlio d’arte Aurelien Panis, pilota francese della Arden Motorsport, sull’austriaco rene Binder (Lotus). Gara da dimenticare per il capoclassifica del campionato, il francese Tom Dillmann (AVF) giunto nelle ultime posizioni. Gara 2 si apre subito con un colpo di scena: la vettura di Nissany, posizionata in pole, si blocca e non parte per il giro di ricognizione (partirà poi dalla corsia dei box). Scatta bene l’altro pilota in prima fila, l’austriaco René Binder (Lotus), ma scatta ancora meglio il russo Egor Orudzhev (Arden Motorsport) che dalla terza fila riesce a conquistare il comando alla Prima variante. Terzo il capoclassifica Tom Dillmann, francese del Team AVF, quarto Deletraz e poi quinta la giovane olandese Beitske Visser (Teo Martin Motorsport) che precede Fittipaldi. Al secondo giro un impatto coinvolge Aurelien Panis e la direzione gara fa entrare in pista la safety car per consentire la rimozione della sua monoposto e per prestargli la dovuta assistenza. Alla ripartenza, e dopo il cambio delle due gomme da parte di tutti i piloti previsto dal regolamento, Orudzhev mantiene la prima posizione (e vince alla media di 183.225 km/h), davanti a Binder, Deletraz, Fittipaldi e il giapponese Yu Kanamaru (Teo Martin Motorsport). Arrivano in questo ordine, con Nissany che riesce a risalire dalla penultima alla sesta posizione. Nel programma del fine settimana anche le tre gare di durata (60 minuti con sosta ai box obbligatoria) del Radical European Masters, monomarca inglese di respiro internazionale con barchette di vario tipo. Predominio britannico pressoché totale su tutti i gradini del podio. Jamie Constable (Works Team), da solo alla guida di una RXC Spyder Turbo, ha vinto Gara 1 alla media di 183.944, precedendo Mike Cantillon (Works Team) e Manhal Allos con Ross Kaiser (RAW Motorsport). Cantillon, sempre con una RXC Spyder Turbo, si impone invece in Gara 2 alla media di 181.689 km/h, precedendo Tony Wells con James Littlejohn (Nielsen) e Manhal Allos. Sempre Allos con Kaiser vincono Gara 3 (alla media di 181.557 km/h), davanti all'australiano John Corbett (Monza Garage) e a Constable. Grande simpatia ha suscitato la tappa finale del Kia Lotos Race, campionato polacco che era iniziato in aprile all’Hungaroring e che ha laureato vincitore Karol Urbianik, che ha trovato a Monza i punti necessari al suo secondo sigillo in questa serie. Le due gare sono state molto combattute e i piloti delle Picanto si sono affrontate a suon di sportellate. Per pochi decimi sul secondo, a testimonianza della grande combattività in tutti i dodici giri coperti, si sono affermati, in Gara 1, Albert Legutko (alla media di 130.478 km/h), mentre in Gara 2 Bartosz Paziewski (alla media di 129.169 km/h).